Lavariano, Borgo Rurale del Medio Friuli


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LAVARIANO TI RACCONTO

SPECIALI

LAVARIANO… TI RICORDO… O TI RACCONTO…
Excursus socio-culturale su Lavariano, valori e identità della sua gente nell’epoca della globalizzazione


Cari compaesani, vogliamo qui fare un breve racconto di noi stessi per ripercorrere ciò che ci caratterizza, con spunti di analisi rispetto alla nostra realtà paesana nei suoi aspetti socio-culturali, così da ricordarci chi siamo e quale è la grandezza di questo piccolo paese, insignificante sulla carta geografica, ma capace di farsi conoscere e riconoscere, di creare con intraprendenza ed entusiasmo partendo dai piccoli sogni di ciascuno. Vuole essere un tributo alle nostre radici e a valori tramandati di generazione in generazione, nella speranza che
ricordarci chi siamo contribuisca a voler difendere la nostra unicità, il nostro valore, di fronte ai rischi di omologazione e spersonalizzazione tipici della globalizzazione. Lavariano può essere ancora una piccola oasi di benessere e qualità della vita, al riparo da ritmi e bisogni che, nell’illusione di rendere tutti più ricchi, hanno reso invece tutti più poveri. Lavariano sopravvivrà se, grazie a quel solido tessuto sociale che lo anima da generazioni, sceglierà di progettare il futuro in maniera intelligente.

CENNI DI STORIA GENERALE: LAVARIANO NEI SECOLI


Tra i vari villaggi alto-medievali, Lavariano si strutturò probabilmente attorno ai possedimenti del cavaliere romano Laberius, da cui il nome del paese, nella centuriazione romana di Aquileia. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.) e la discesa longobarda (568) rimase tra i possedimenti dei duchi longobardi fino alla vittoria dei Franchi di Carlo Magno (776), il quale donò il feudo di Lavariano al suo grammatico Paolino, poi Patriarca di Aquileia. Successivamente il controllo sul territorio lavarianese passò ad alcune famiglie nobiliari: dal 1211 dominarono gli Strassoldo, dai quali derivano i colori nero e oro della bandiera lavarianese; dal 1420 al 1797, l’egemonia fu della Repubblica di Venezia. Tra Ottocento e Novecento Lavariano seguì le vicende storiche nazionali e, sebbene nel quadro dei processi di capitalizzazione e globalizzazione economica, ha conservato un’identità tipicamente rurale.

SCRIVERE LA STORIA PER TRAMANDARE VALORI E MEMORIA: STORIOGRAFIA LOCALE


Al di là della storiografia generale, Lavariano si distingue per alcune vicende particolari che lo hanno interessato direttamente. Alcuni di questi eventi sono raccontati nei vari libri editi dall’
Associazione Culturale La Torre, principale associazione che opera per la tutela e valorizzazione del patrimonio storico-culturale del paese. Sulla base di documenti autentici e diari parrocchiali, l’Associazione ha raccolto fatti e testimonianze inquadrandoli nel contesto generale. Da qui sono scaturiti momenti carichi di cultura e socialità, in particolare quando sulla piazza hanno preso vita fatti e personaggi, nelle memorabili rievocazioni storiche, realizzate dai lavarianesi a partire dal 1989. Nei libri, inoltre, hanno rivissuto e ancora rivivono testimonianze accorate di vita quotidiana, valori di riferimento delle generazioni che hanno “fatto” il paese ieri e oggi, gioie e dolori, momenti euforici e momenti tragici, quali in particolare quelli legati al contesto della guerra, nei vissuti di soldati e famiglie durante i conflitti.

ECONOMIA, AGRICOLTURA, PROGRESSO… NATURALMENTE LAVARIANO


Favorita dalla
derivazione della Roggia, portata a Lavariano a fine XIII secolo, fino a Novecento inoltrato la zona è sussistita grazie all’economia agricola. Dall’agricoltura provengono le produzioni locali, dal granoturco, vigne, meleti ai preziosi prodotti caseari lavorati dalla rinomata Latteria di Lavariano, cooperativa agricola che trasforma il lavoro di contadini e allevatori con maestria e passione da più di novant’anni.

L’economia agricola è stata al centro del vivere di tante famiglie, di tante generazioni di lavarianesi: essa ha rappresentato la fonte di sostentamento primaria, il cuore dell’economia locale, capace di rispondere da sola alle necessità vitali della popolazione. D’altronde
l’agricoltura è il motore economico fondamentale sin dagli albori dell’umanità, sebbene il mondo oggi si orienti piuttosto a industria e terziario, settori che però valorizzano oggetti di uso, “cose”, anziché beni di consumo necessari alla sopravvivenza. È per questo che l’agricoltura rappresenta l’unico ambito economico in grado di garantire in maniera indipendente il sostentamento, mentre industria e terziario sono settori dipendenti dall’estrazione di materie prime ed infatti esistono su vasta scala da soli 2-3 secoli, eppure l’uomo ha vissuto tranquillamente per millenni senza di loro, anche a Lavariano.

Ampliando la visione, in epoca moderna, prima con l’
industrializzazione, poi con il consumismo, si è trascurato il primato agricolo e si è perso di vista il fine autentico del lavoro, ovvero la produzione di quanto necessario alla sopravvivenza: sono sorti nuovi bisogni di prodotti non immediatamente necessari al sostentamento. L’industria, potenziata dal terziario, ha creato una frenesia produttiva alienante e inumana, ben lontana dal vero progresso, che in fasi di bassi consumi, come quella che stiamo vivendo, schiaccia inevitabilmente i piccoli produttori, con grande danno anche per le piccole attività lavarianesi.

È così che anche a Lavariano si è ragionato su possibili scenari alternativi atti a recuperare sia le piccole realtà locali che la qualità della vita. Piccoli tentativi, ma tentativi importanti, come quelli portati avanti dall’associazione
Naturalmente Lavariano, nata per valorizzare le piccole realtà produttive locali, schiacciate dai carri armati della grande distribuzione, coltivando l’idea che ricorrere a prodotti “a chilometri zero” significa non solo tutelare identità e economia locale, ma anche garantire la genuinità del prodotto con benefici diffusi. A partire dalla valorizzazione dei prodotti del territorio, si è tentato di realizzare un sistema economico alternativo nel piccolo contesto lavarianese con i prodotti sani e genuini del mercato agroalimentare.

ORGOGLI RURALI, TURISMO RURALE, TRADIZIONE E INNOVAZIONE


Naturalmente Lavariano, associazione culturale e di promozione del territorio fondata con il contributo diretto dell’Associazione Culturale La Torre, è nata nel quadro del riconoscimento da parte dell’Europa di
Lavariano come Borgo Rurale. Questo riconoscimento è valso finanziamenti pubblici per la valorizzazione degli elementi rurali e per investire sul turismo rurale, nella prospettiva di favorire una dimensione turistica di qualità, sostenibilità, genuinità, anziché di massa. La collettività ne ha beneficiato, ma anche soggetti privati che hanno avuto accesso diretto ai finanziamenti.

Lavariano è stato riconosciuto Borgo Rurale perché conserva ancora nell'architettura e nelle tradizioni il senso vivo della ruralità paesana e le tipicità del borgo antico. In mezzo alla campagna, è il paese della
Torre Millenaria, antica torre del castello ed ora torre campanaria di cui è documentata l’esistenza dal 1039. È il paese dei portoni, dei forni e dei mulini rurali, delle attività e delle frasche con i loro prodotti tipici. È il paese delle sagre di ispirazione contadina, tradizionali e innovative allo stesso tempo, dove l’oca povera delle tavole di un tempo diventa una leccornia preziosa per un pubblico esigente. È il paese del Perdon di Sant Antoni e delle campane che suonano a festa, quelle campane celebrate nelle belle canzoni d’autore del “Fariseo”, quelle campane che persino l’emigrante, seppur lontano da casa, riesce a sentire con il loro scampanio festoso e la nostalgia nel cuore. È il paese del Pan e Vin, delle purcitadis e del piacere di stare assieme attorno ad una tavola, con un bicchiere di buon vino, pan e companadi. È un paese che nell’aspetto e nel sentire comune manifesta una ruralità caratterizzante e permeante, una ruralità contadina capace di rinnovarsi, ma che nulla ha a che fare con le prospettive ipertrofiche di una certa idea di progresso e di modernizzazione. D’altronde, lo sviluppo sostenibile contro l’ipertrofia produttiva e consumistica è un’esigenza ormai condivisa da tutti i paesi civilizzati, sebbene nei fatti il mondo sia ancora dei ricchi finanzieri e produttori, delle multinazionali e dei politicanti arrivisti.

ASSOCIAZIONISMO, VALORI E GENERAZIONI TRA POST-MODERNITÀ E GLOBALIZZAZIONE


Lavariano è un paese ricco di
associazioni. Le associazioni sono la proiezione sociale dei sogni individuali dei lavarianesi. Vista la mole di attività associativa è evidente che i lavarianesi ne hanno di sogni da portare avanti e coltivare assieme. Tra le numerose associazioni, ne esiste una particolarmente centrale per la storia di questo paese: a Lavariano c’è la Banda. Più di cento anni di musica e servizio in un paesino di soli 1000 abitanti, traguardo quasi inspiegabile nel contesto postmoderno in cui viviamo. La Banda è stata - ed è ancora - il collante sociale di tante generazioni unite dall’amicizia, dalla musica, dal senso del paese e della Comunità. La Comunità che è aggregazione, fare assieme, celebrare assieme i momenti solenni, religiosi, festosi. Sono davvero tanti i lavarianesi che hanno militato tra le fila della Banda e anche chi non vi ha mai fatto parte la sente inevitabilmente come una realtà presente e importante.

Non solo la Banda. A Lavariano operano più di una ventina di associazioni. La fervente attività associativa è un segno distintivo di questo paese, in epoche storiche che spesso hanno messo al centro l’individuo più che la collettività: va oltre il
liberismo moderno che ha esaltato l’impresa soggettiva e l’egoismo soggettivo, dal quale sarebbe dovuto scaturire il bene collettivo e invece produce crisi economiche come quella che stiamo vivendo; va oltre il “post-moderno”, epoca i cui strascichi sono più che mai in corso, in cui, specialmente tra i giovani, domina il nichilismo, una sensazione nullificante, la percezione che in fondo tutto è inutile, indifferente, che non esiste alcun valore, nulla che abbia davvero un senso, per cui tanto vale chiudersi in se stessi e nel proprio individualismo. L’associazionismo, invece, si fonda sulla percezione opposta: l’idea che assieme si possa costruire ciò che non si è in grado di fare da soli, l’idea che fare assieme permetta di creare qualcosa di sensato, di creare valore. A Lavariano, nonostante il contesto globale avverso, la proiezione verso l’altro, verso l’azione sociale, verso una dimensione di valori condivisa, è sopravvissuta più che altrove. È stato possibile grazie ad un tessuto sociale che si è consolidato di generazione in generazione tramite la costruzione di importanti iniziative e ha dato ai lavarianesi di sempre un forte senso di appartenenza, di identità, delle radici: noi siamo di Lavariano! È un vestito che ci sentiamo cucito addosso fin dalla nascita, orgogliosi di essere gente capace di fare, creare, costruire assieme, orgogliosi di essere unici e artefici del nostro presente e del nostro futuro. Tuttavia Lavariano non è immune dal contagio dei modelli liberisti e consumistici che minano il tessuto sociale lavarianese: c’è un rischio passivo quando, nei momenti difficili, persa ogni certezza, si salta nel buio senza pensarci due volte, convinti che in ogni caso si “arriverà in un posto migliore”. È in fondo un processo di omologazione, dove Lavariano, senza una progettualità propria, rischia di diventare un perfetto “nessuno” in balia della corrente, come tanti altri. C’è un rischio attivo quando alcuni singoli sacrificano radici e Comunità per un ambizione individuale. La ricetta per il futuro, nei tormenti di un’epoca sospesa, sembra perdersi nella notte dei tempi e nel monito dell’oracolo di Delfi: “conosci te stesso”.

PASSATO, PRESENTE, FUTURO: CONOSCERCI PER PROGETTARE IL NOSTRO DOMANI


In queste poche righe abbiamo voluto raccontarci cercando di spaziare con lo sguardo dal nostro piccolo alle macro-narrazioni della storia: a tratti l’abbiamo fatto in maniera franca e disillusa, ma convinti che
qui non è già troppo tardi. Qui si può ancora, se, conoscendo noi stessi, ci ricorderemo della nostra unicità, che è la chiave non solo per sopravvivere, ma per vivere bene. È forte, lo sappiamo, la sensazione di solitudine interiore di ciascuno, di paura, di incertezza, di sentirsi naufraghi con l’acqua alla gola pronti a saltare sul primo improbabile appiglio. È il panico a distrarci dalla realtà: non siamo naufraghi, abbiamo ancora tanta terra sotto i piedi, e non dobbiamo saltare da nessuna parte. Basterebbe solo fermarci e riscoprire le nostre radici: sono loro che ci hanno nutrito per generazioni, sono loro che possono continuare ad alimentarci. L’importante è il progetto, su noi stessi, su quello che siamo e che possiamo essere. Recuperiamola questa fiducia, difendiamoci dai pirati arrembanti e riscopriamo il nostro valore: l’unicità è il nostro valore. Se vogliamo continuare ad esistere dobbiamo difendere la nostra unicità, la nostra capacità di costruire da soli, come facciamo da generazioni e generazioni. (F.P. da Sedi Nô 58, gennaio 2015)


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